COSTRUZIONI FANTASTICHE
simboli nuovi per significati esistenti e viceversa
COSTRUZIONE N°1: DITTATORE
Ecco apparir lo smisurato mostro
mezzo ascoso ne l'onda e mezzo sorto.
Come sospinto suol da borea o d'ostro
venir lungo navilio a pigliar porto,
così ne viene al cibo che l'è mostro
la bestia orrenda; e l'intervallo è corto(...)
Altro non so che s'assimigli a questa,
ch'una gran massa che s'aggiri e torca;
né forma ha d'animal, se non la testa,
c'ha gli occhi e i denti fuor, come di porca.
Ruggier in fronte la ferìa tra gli occhi;
ma par che un ferro o un duro sasso tocchi.
Era un dittatore?
Ha salvato tutta l’Africa.
Tutta?
L’Africa intera, fratello
21 gennaio 2020 - Palermo - Teatro Biondo - Il gruppo di DIVERSE VISIONI sta per assistere a L’ultima notte del Rais, testo dell’autore algerino Yasmina Khadra che racconta le ultime ore di vita di Mu'ammar Muhammad Abu Minyar 'Abd al-Salam al-Qadhdhafi
in italiano
semplificato
GHEDDAFI
(Nascita: 7 giugno 1942, Qasr Abu Hadi, Libia - Morte: 20 ottobre 2011, Sirte, Libia)
Ma che dici?
Non è morto.
Ma che dici, fraté?
E allora il figlio?
È morto pure il figlio
COSTRUZIONI FANTASTICHE
è una mappa di pensiero che, partendo da un singolo concetto, parola o immagine, procede per esplosioni e giustapposizioni. Un percorso di possibilità di senso non univoco e non unidirezionale.
DITTATORE
è la parola più ambigua e dirompente che ricorre durante gli incontri dedicati alla visione de L’ultima notte del Rais (14-21 gennaio e 4 febbraio 2020). Il gruppo di visione è formato da giovani uomini (20-26 anni) provenienti da Gambia, Mali, Guinea Conakry, Costa D’Avorio, Nigeria, Tunisia, più un’operatrice culturale italiana, più due tra quelli che oggi si definiscono «lavoratori dello spettacolo». Anch’essi italiani. Lam e Yan, due studentesse, rispettivamente vietnamita e coreana, non hanno mai sentito parlare di GHEDDAFI. La prima volta che lo sentono nominare, il 14 gennaio 2020, durante l’incontro introduttivo allo spettacolo, hanno bisogno di googlare per capire di chi e di che cosa stiamo parlando
Mu'ammar
Muhammad
Abu Minyar
Abd al-Salam
al-Qadhdhafi
Gheddafi
“niente è intraducibile, in un certo senso,
ma nell’altro senso tutto è intraducibile,
la traduzione è un altro nome dell’impossibile (…)”
DITTATORE è la nostra parola.
DITTATORE è la COSTRUZIONE FANTASTICA N.°1 che ci accompagnerà in questi mesi
20 febbraio 2020 - Palermo - Suona il corriere. Consegna il passaporto con visto algerino stampato sopra. Reciprocità. Così la chiamano. La simmetria di regole per cui si entra dall’Europa in Algeria. Come si entra dall’Algeria in Europa. Ovvero a caso. Meglio non essere giornalista. Non essere un lavoratore della cultura. Non essere attivista. Non raccontare quello che vedi e che senti.
Da dicere.
Prendere parola.
Chiedere la parola
Concedere la parola
Togliere le parole di bocca.
Giochi di parole.
Parole in libertà.
Perdere la parola.
Dare la propria parola.
Tradire la parola.
Libertà di parola.
Scrivere.
Era un dittatore?
Ha salvato tutta l’Africa
Tutta?
L’Africa intera, fratello
22 febbraio 2019 - Boulevard Didouche - Algeri - Soulevement. Hirak. Gli alberi sui due lati. I caffè con i tavolini di plastica fuori. Una marea di corpi inonda le strade. Così in tutto il paese. Doula Madania machi askaria. Etat civil et non pas état militaire. La rivolta e i solchi aperti dai passi. “Dégage, Dégage!”
Scrivere.
Prendere posizione.
Prendere coscienza.
Prendere potere.
Afferrare
le
parole.
È come l’ebola.
Gheddafi è come l’ebola?
L’ebola è come l’ebola
Se fosse vera l’ebola, sarebbe morta tutta l’Africa
Non ci hanno mai fatto vedere il corpo
Non è mai vero quello che ci fanno vedere
Non è mai vero quello che fanno vedere di noi al mondo
Noi, chi?
Il paziente zero ad Algeri è italiano.
28 febbraio 2020 - La Grande poste - Algeri - Venerdì numero 54. Un anno di Rivoluzione. Il regime diffonde la notizia dei contagi Covid-19 per dissuadere il popolo a scendere in strada. Sui cartelli le risposte. Banchetti improvvisati sui marciapiedi vendono mascherine.
...Se noi altri, testoni di Africani, chiediamo testardamente la parola dopo cinque secoli di silenzio, è per dire nell’orecchio dell’Umanità in disarmo una parola di speranza. La speranza si confonde per noi con la forza di fare affermare la parte migliore dell’uomo- affermare a denti stretti- la testardaggine di difendere quella parte contro la barbarie e l’arroganza...
Corpi anziani.
Corpi stanchi.
Corpi mutilati.
Corpi schierati disegnano la geometria della marcia
Si fanno spazio per quadrati.
Corpi molestati
“feministes!”
la strada non è il loro posto
corpi di ciechi uniti come in uno sciame,
si tengono l’un l’altro,
avanzano oscillando con i loro bastoni nella protesta
corpi di anziane Mamì al centro della strada,
come querce
come querce in abiti Cabili
i loro occhi abbassano gli sguardi dietro gli elmetti
i loro occhi lasciapassare.
È come se …
Come se?
È come se qualcuno arriva e dice che hai un pitone nel salotto.
Ma che dici, compà? È casa tua, tu lo sai che non hai un pitone nel salotto!
L’ebola è il mio pitone.
Nessuno che conosco ha l’ebola. L’ebola non è nel mio salotto
Allora la mafia ?
Che dici, compà?
La mafia non esiste?
Certo che esiste, fratello!
Perché? Tu conosci qualcuno della mafia?
Suoni nelle orecchie.
Non solo canti.
Elicotteri.
Ululati zegharites, mani davanti la bocca.
Suoni nelle orecchie per fermarsi.
Tutto immobile.
Solo suono per avvisare che si avvicinano e usano i loro corpi contro i nostri.
Non dobbiamo reagire.
zegharites
Sono le 17
È l’ora delle reti tirate giù per pescare, ogni venerdì qualcuno resta impigliato.
Quando la folla si disgrega cominciano gli arresti.
Manifestanti, giornalisti.
Soprattutto Cabili.
La bandiera amazigh è diventata capo d’accusa e corrisponde a sei mesi di carcere.
Niente da dichiarare?
9 marzo 2020 - Palermo - Stato d’emergenza. Elicotteri. Autocertificazioni. Silenzio.
Ti guardano,
ti seguono,
si siedono di fronte a te nei bar,
leggono i tuoi messaggi,
decidono chi entra e chi esce.
Quello di cui hanno più paura è la parola, che sia autoctona o straniera.
Tacere lo stato militare.
Tacere la rivolta non violenta.
La censura è l’unica eccellenza.
Le carceri piene di chi ha parlato.
Un riformatorio per il silenzio.
Sono Muammar Gheddafi, il mito fatto uomo.
Se stasera ci sono meno stelle nel cielo di Sirte,
e se la mia luna sembra piccola come un frammento di unghia,
è perché io rimanga l’unico astro che conta.
Le loro facce sui cartelli della rivoluzione.
Aprile 2020
Proteste sospese.
Algeri.
Beirut.
Hong Kong.
Khartoum.
Il prezzo del pane rimane alto.
Ungheria, colpo di stato, Viktor Orbàn prende pieni poteri.
Il dittatore della Corea del Nord Kim Jong- Un sparisce per settimane.
Spazio
Altrove.
Spazio.
popolo
tribù
etnia
è questo che devi pensare
Qadhādhfa
è il nome della tribù di Qadhdhafì
Gheddafi
te lo dico
è questo che devi pensare.
Dai, ragazzi! In Libia ci siamo passati tutti.
Il deserto.
è questo che devi pensare
Termometro, dogana e conta dei respiratori.
Dispnea o fame d’aria.
Qualcuno lancia una freccia, nello spazio… o anche un periodo,
una collettività lancia una freccia e questa cade e poi arriva a qualcuno a raccoglierla e lanciarla altrove.
Funziona così con la creazione, la letteratura.
Passa sopra i deserti…
Abbracciarsi. È il momento in cui bisogna decidere. Capire cosa significa. Abbracciare un’idea. Forse siamo chiamati a un’assemblea invisibile nel buio, forse dobbiamo ammettere di non avere più parole a cui aggrapparci. Amuleti. L’arte come impresa, come fatto, come posa, è ridotta al silenzio. Dentro al confinamento, i confini sono troppo fragili per non cadere nella trappola di una guerra in cui siamo, in un unico istante, il campo di battaglia, la vittima e il carnefice. In un unico istante, per noi e contro di noi che siamo troppo impegnati a combattere, scompare il mondo. Adesso siamo autorizzati a non accorgercene. È questo il paradosso del virus che agisce dentro le nostre menti: stare al centro del dolore, ma lontani, appropriarsene senza viverlo, invadere a distanza, cannibalizzare, divorare, sputare, senza sporcarsi le mani. È questo il mostro che nasce dentro di noi in questi giorni. È questo il nostro DITATTORE
“Radio Corona Internationale, la Radio de la fin du monde” inizia a trasmettere per dare voce alle rivendicazioni dell’Hirak temporaneamente sospeso a causa della pandemia. Il fondatore è un esule algerino negli Stati Uniti, presto si aggiunge un gruppo di attivisti da Algeri.
Sulla pagina facebook e sul profilo soundcloud, ogni martedì e venerdì, i giorni delle marce, la radio va in onda per raccontare i continui abusi del regime, le storie dei detenuti d’opinione e le aspirazioni di chi, nonostante il confinamento, continua a volere un’Algeria libera e democratica.